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UNLEARNING BARCELONA | Le navi sono partite

Per la filosofa e attivista statunitense di origine bengalese Gayatri Spivak, il termine Unlearning descrive il processo attraverso il quale mettiamo in discussione attivamente le conoscenze e le relazioni di potere già conosciute, adottando il punto di vista dei paesi emarginati. Di conseguenza, non esiste una formazione neutrale, dato che l’educazione è sempre politica – o rafforza le relazioni esistenti o crea possibilità di cambiamento, come afferma il pedagogo brasiliano Paulo Freire. Mentre per Antonio Gramsci ogni rapporto egemonico è prima di tutto educativo.

Unlearning quindi è una procedura per imparare a disimparare le relazioni insieme agli altri, in modo da cambiare le stesse condizioni di apprendimento che potremmo definire, prendendo in prestito le parole di Roland Barthes “La linea eccentrica della possibilità, un non-metodo che non smette di mutare ».

Tra il 7 e il 10 novembre 2018 si è svolto a Barcellona il primo Festival di Unlearning al mondo promosso dall’Istituto Italiano di Cultura e a cura di Maria Rosa Sossai, al quale hanno preso parte otto collettivi e artisti italiani invitati ad agire nella città di Barcellona, ​​secondo una pratica di scoperta condivisa, con uno sguardo che rinnova il confronto, senza confini geografici o politici. Insieme al pubblico, hanno immaginato modi per disimparare tutto ciò che è noto e che ha portato a un mondo globalizzato e gentrificato. Dei collettivi e artisti italiani invitati fanno parte ALAgroup, Baubaus, Drifters, Educational Art, Wunderkammer, No Working, Scholè e Wurmkos.

ALAgroup ha preso parte al Festival con l’esercizio Le navi sono partite, svolto all’interno della Biblioteca dell’Istituto Italiano di Cultura di Barcellona. Nella prima fase dell’esercizio i partecipanti sono stati invitati ad assistere alla proiezione di due brevi scene tratte dal film Non ci resta che piangere (1984) con Roberto Benigni e Massimo Troisi. Nel film i due attori, in una sorta di viaggio a ritroso nel tempo, si trovano nell’anno 1492, quello della partenza di Cristoforo Colombo che portò alla scoperta delle Americhe, e si mettono in cammino verso la Spagna per cercare di raggiungerlo e dissuaderlo dal partire. L’impresa dei due fallisce e in una locanda di Palos viene loro rivelato che “le navi sono partite”, frase che indica una situazione ormai conclusa, su cui non si può più intervenire. Ma cosa sarebbe accaduto se i due personaggi fossero riusciti veramente a fermare le navi di Colombo? Quanti e quali aspetti dell’identità e della cultura americana non sarebbero mai esistiti e arrivati fino a noi contribuendo a definire e a plasmare l’intera visione occidentale? Arte, letteratura, musica, cucina, sport, architettura, tecnologie, sono solo alcuni degli ambiti da cui avviare una riflessione collettiva e partecipata sulle origini e sull’identità della cultura occidentale. Inizia così un processo di unlearning, durante il quale si immagina per paradossi un ipotetico sviluppo della cultura occidentale nel quale l’America non è mai stata scoperta.

In questo contesto la Biblioteca dell’Istituto Italiano di Cultura, con i suoi oltre 19.000 volumi, si è offerta come uno zibaldone in cui ritrovare le tracce di tutti i prodotti, le attività, gli oggetti, le mode che oggi semplicemente non esisterebbero se le navi di Colombo non fossero partite. Nella seconda fase dell’esercizio sono stati inseriti nei libri della biblioteca dei segnalibri in corrispondenza delle pagine dove è possibile ritrovare un riferimento chiaro all’influenza americana nei vari settori della società contemporanea. Sui segnalibri era rappresentato graficamente l’uovo di Colombo come simbolo di una riflessione che, nella sua semplicità, vuole rinnovare i processi cognitivi e permettere di valutare in modo differente alcuni aspetti della quotidianità.

L’invito a mettersi in gioco e a esercitare l’immaginazione nella costruzione di un mondo paradossale nel quale l’America non è mai stata scoperta, ha spinto i partecipanti a sfogliare liberamente i volumi a scaffale della biblioteca e a svolgere l’esercizio lasciando sui segnalibri un’idea, un commento o un’annotazione su cosa sarebbe stato oggi diverso senza quella scoperta. Alla fine dell’esercizio il pubblico ha potuto portare via con sé alcuni segnalibri per replicare l’azione altrove.

Se vuoi fare l’esercizio Le navi sono partite a casa o con la tua classe, puoi scaricare QUI la pagina con le copie dei segnalibri e poi stamparli fronte retro e tagliarli.

 

Para la filósofa y activista estadounidense de origen bengalís Gayatri Spivak el término Unlearning descri­be el proceso mediante el cual cuestionamos activamente el conocimiento y las relaciones de poder ya conocidas, adoptando el punto de vista de los países marginados. En consecuencia, no existe una formación neutra, dado que la educación siempre es política – o fortalece las relaciones existentes o crea posibilidades de cambio-, tal y como afirma el pedagogo brasileño Paulo Freire. Para Antonio Gramsci cada relación hegemónica es antes que nada educativa.

Unlearning es entonces un procedimiento para aprender a desaprender relacionándose con los demás de forma diferente, para cambiar la condición misma de aprendizaje que podríamos definir, tomando prestadas las palabras de Roland Barthes «El trazo excéntrico de las posibilidades, un no-método que no para de mutar».

Entre el 7 y el 10 de noviembre de 2018 se celebró en Barcelona el primer Festival de Unlearning en el mundo, promovido por el Instituto Italiano de Cultura y comisariado por María Rosa Sossai, a la que asistieron ocho colectivos y artistas italianos invitados a actuar en la ciudad de Barcelona, ​​según una práctica compartida de descubrimiento, con una mirada que renueva la comparación, sin límites geográficos ni políticos. Junto con el público, imaginaron formas de desaprender todo lo que se conoce y que condujo a un mundo globalizado y gentrificado. Los colectivos y artistas italianos incluyen ALAgroup, Baubaus, Drifters, Educational Art, Wunderkammer, No Working, Scholè e Wurmkos.

ALAgroup participó en el Festival con el ejercicio Los barcos han zarpado, jugó en la Biblioteca del Instituto Italiano de Cultura de Barcelona. En la primera fase del ejercicio, se invitó a los participantes a asistir a la proyección de dos escenas tomadas de la película Non ci resta che piangere (Sólo queda llorar, 1984) con Roberto Benigni y Massimo Troisi. En la película los dos actores en una especie de viaje atrás en el tiempo se encuentran en el año 1492, el de la expedición de Cristóbal Colón que llevó al descubrimiento de América, y se ponen en marcha hacia España para tratar de alcanzar a Colón y convencerle a renunciar a su viaje. La hazaña de los dos fracasa y en una taberna de Palos se les informa de que ” los barcos han zarpado”, frase que indica una situación ya terminada en la que ya no se puede intervenir. Pero, ¿qué hubiera ocurrido si los dos personajes hubiesen conseguido de veras parar los barcos de Colón? ¿Cuántos y cuáles aspectos de la identidad y de la cultura americana no hubieran nunca existido ni hubieran llegado a nosotros ayudando a definir y plasmar la entera visión occidental? Arte, literatura, música, cocina, deportes, arquitectura, tecnologías son tan solo algunos de los ámbitos donde empezar una reflexión colectiva y participada sobre orígenes e identidad de la cultura occidental. Comienza así un proceso de unlearning durante el cual se imagina, a través de paradojas, un hipotético desarrollo de la cultura occidental en el cual América nunca ha sido descubierta.

La Biblioteca del Istituto Italiano di Cultura de Barcelona, con sus más de 19.000 volúmenes, se ofreciò como un depósito donde encontrar las huellas de todos los productos, las actividades, los objetos, las modas que hoy simplemente no existirían si los barcos de Colón no hubieran zarpado.

En la segunda fase del ejercicio, los puntos de libro de la biblioteca se insertaron en la correspondencia de las páginas donde es posible encontrar una referencia clara a la influencia estadounidense en los diversos sectores de la sociedad contemporánea. En los puntos de libro, el huevo de Colón se representó gráficamente como un símbolo de una reflexión que, en su simplicidad, quiere renovar los procesos cognitivos y permitir evaluar de manera diferente algunos aspectos de la vida cotidiana.

La invitación a involucrarse y ejercitar la imaginación en la construcción de un mundo paradójico en el que Estados Unidos nunca se ha descubierto, empujó a los participantes a navegar libremente los volúmenes de estantería de la biblioteca y realizar el ejercicio, dejando en los puntos de libro una idea, un comentario o una anotación sobre lo que habría sido diferente hoy sin ese descubrimiento. Al final del año, el público pudo llevarse algunos puntos de libro para replicar la acción en otros lugares.

Si desea hacer el ejercicio que los barcos han dejado en casa o con su clase, puede descargar la página con las copias de favoritos AQUÍ e imprimirlas en el reverso y cortarlas.